RISALIRE LA CITTÀ, BERGAMO 1992

con E. Fiano, S. Guidarini, P. Salvadeo, A. Scevola, C. Patrignani

Il concorso affronta il tema, complesso e articolato, del collegamento urbano e territoriale delle due città , il tentativo di ricondurre città alta in un circuito di relazioni più ampio con la parte ai piedi delle mura e con i resto del territorio.

Esso si offre come occasione di riflessione sulla città contemporanea e sul caso di Bergamo, una città dove convivono, in una condizione unica e singolare, l’acropoli arroccata all’interno delle mura, i borghi esterni primi capisaldi dell’espansione, partendo dai quali la città contemporanea si realizza nella sua progressiva scomparsa di forma, e la città dei colli che si spinge nel cuore del tessuto urbano, diventando terreno di margine fra la parte murata di città alta e la città bassa.

Il progetto si articola in tre interventi ciascuno dei quali individua una differente condizione di rapporto fra le due città, rispettivamente per l’area delle piscine e dello spalto di San Giovanni e Colle Aperto, per la zona ai piedi dello spalle delle cento piante e la funicolare esistente e per l’area del tiro con l’arco e il monastero di Sant’Agostino.

Nel primo caso il collegamento è risolto con un sistema di telecabina a fune, un mezzo di trasferimento quasi immateriale tale da permettere un nuovo tipo di rapporto conoscitivo e percettivo col territorio sul quale non produce alcuna incisione fisica. Un grande parcheggio alla base rende l’area idonea ad accogliere proveniente dalla grande viabilità urbana da via XXIV maggio.

Nel secondo caso l’intervento è organizzato al termine dell’asse Ferdinando, come elemento di nuova definizione dell’intervallo esistente alla base delle mura di città alta ed elemento generatore di una molteplicità di percorsi di risalita attraverso il potenziamento della funicolare esistente con un edificio che si affaccia sul solco della stessa e la creazione di un percorso pedonale che la interseca in più punti.

Il principio insediato del nuovo edificio è autonomo e si costituisce secondo regole riferite ad uno spazio di “sospensione” e di “margine” che non appartiene né alla regola dispositiva della città bassa consolidata ai piedi delle mura , né alle più antiche tracce della città alta.

Nel terzo caso si progetta un sistema di risalite meccaniche lungo un tracciato rettilineo, intersecate da percorsi pedonali, con una sequenza dell’architettura degli spazi aperti e del verde che interpreta il passaggio da una condizione urbana lungo via Baioni, segnata da un nuovo edificio in linea per residenze universitarie, ad una condizione di verde verso il bastione di Sant’Agostino dove si attesta un edificio a corte aperta per servizi universitari che si pone come testata verso il Monastero ed il parco.

L’accesso al bastione avviene attraverso una profonda incisione che ne rivela lo spessore materico e, attraverso una cavità sotterranea si raggiungono la Fara e l’area del Monastero mediante un ascensore verticale che sotto il cortile maggiore si apre con un grande pozzo, memoria amplificata degli antichi spazi ipogei del Monastero stesso.